Da diverso tempo si sente parlare della crisi della professione dell’insegnante, che avrebbe subìto un declino negli ultimi trent’anni, a causa delle tantissime riforme scolastiche di una società sempre in evoluzione. Ma possiamo dire che sia davvero così? Che cosa significa essere un docente al giorno d’oggi, rispetto al passato?
Negli ultimi tempi, sembra che la figura dell’insegnante abbia perso sempre più prestigio sociale. Un tempo diventare insegnante era un percorso “facilitato”, per certi versi, dal momento che non c’era la stessa burocrazia tipica dei giorni d’oggi che regolamentava l’accesso alle classi. Tuttavia, era anche più difficile: l’educazione non era aperta a tutti e solo pochi potevano elevarsi alla conoscenza, e a questo mestiere.
Oggi le cose sono cambiate: l’accesso alla cultura è aperto a tutti, a prescindere delle proprie condizioni economiche. Nella maggior parte degli istituti di formazione secondaria superiore italiani non c’è più un test d’ingresso, le tasse annuali non costituiscono una spesa insostenibile per una famiglia media ed ottenere una borsa di studio per frequentare un’università pubblica non è poi così difficile. Tuttavia, se da una parte l’accesso facilitato alla conoscenza può essere senza dubbio considerato un elemento positivo, dall’altra sembra che invece gli insegnanti non abbiano tratto molti benefici da questo importante cambiamento della società.
Infatti, un tempo insegnare significava non solo essere un punto di riferimento e una figura di prestigio per la classe o la scuola, ma addirittura per l’intera comunità, specialmente se piccola. Oggi non è più così. Al contrario, oggi l’insegnante è una delle figure professionali più precarie in Italia: prima di diventare docenti di ruolo possono passare diversi anni, in attesa di un pensionamento di un collega o di un concorso che sembra non arrivare mai, e nel frattempo possono essere mandati a lavorare da una città all’altra, senza poter seguire il percorso completo di una classe fino all’esame di terza media o di maturità, e senza la possibilità di instaurare un legame solido con gli alunni. Questo ha conseguenze importanti sugli studenti, che possono trovarsi senza una figura di riferimento e non sentirsi abbastanza motivati a studiare.
Come affrontare quindi questa situazione?
Sicuramente la figura dell’insegnante ha perso prestigio rispetto a un tempo, ma questa perdita di autorevolezza è accompagnata da profonde rivoluzioni positive per la nostra società (come appunto il maggiore accesso alla cultura). La domanda è: ne è valsa la pena? Sicuramente il sistema scolastico italiano e, in generale mondiale, sta vivendo una crisi importante e cela profondi problemi e contraddizioni, che probabilmente non vedranno una soluzione tanto presto.
Stupisce, tuttavia, il numero di tutti coloro che non si arrendono di fronte alla situazione e resistono stoicamente: si continua ad insegnare, cercando sempre di dare il meglio di sé. D’altro canto, se la scuola va avanti il merito è anche e in buona parte dei docenti, che ogni mattina vanno avanti e affrontano con serietà e fierezza la giornata scolastica, nonostante le numerose difficoltà che il percorso da loro intrapreso può presentare.